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359 quesiti trovati
Lavoro autonomo e partite Iva
Si chiede se è corretto che un libero professionista, iscritto alla gestione separata, il quale decide di svolgere contemporaneamente attività d'impresa con la stessa partita Iva, debba iscriversi anche alla gestione commercianti. Inoltre, si chiede se i versamenti delle due gestioni possono cumularsi al fine dei requisiti per ottenere successivamente una pensione unica.
Previdenza e pensioni
Una ex insegnante in pensione apre una partita Iva per la coltivazione di agrumi nel 2016. Dato che di fatto non è mai riuscita ad avviare in pieno l'attività (non ha avuto mai dipendenti e mai dei veri e propri clienti), nel marzo 2022 ha chiuso la partita Iva. Nel frattempo l'Inps, mediante avviso di cartelle, ha provveduto a chiedere i contributi previdenziali Ivs dei coltivatori diretti per il periodo 2016-2022. Tenuto conto che la signora è in pensione da almeno 15 anni, che non c'è stato fatturato di vendita di prodotti agricoli, che ogni anno ha dichiarato un totale di redditi dominicali pari a 629 euro e redditi agrari per 298 euro, e che oltre al reddito di pensione, ha dichiarato redditi diversi (collaborazioni occasionali derivanti dall'esercizio di attività di docente per i doposcuola) per un importo inferiore a mille euro euro lordi, è corretto che l'Inps pretenda il pagamento di tali contributi previdenziali?
Un architetto ha disposto il bonifico per il pagamento dei contributi 2023 Inarcassa il 30 dicembre 2023, e l’addebito in conto è avvenuto il 2 gennaio 2024. I contributi pagati sono deducibili nella dichiarazione dei redditi 2024 (relativa ai redditi 2023) o in quella del 2025 (periodo 2024)? Si chiede, in sostanza, se il chiarimento dell’agenzia delle Entrate sul rapporto tra bonifici bancari e principio di cassa vale anche per gli oneri deducibili. Nell’esempio, l’onere sarebbe deducibile nella dichiarazione 2024, indipendentemente dal fatto che l’Inarcassa certifichi il versamento nel 2024.
Nel 2023 un libero professionista ha applicato il regime forfettario, emettendo e incassando fatture per 73.000 euro in relazione alla propria attività. Lo stesso soggetto ha, inoltre, emesso e incassato una fattura per 14.000 euro a seguito della vendita di beni strumentali. In totale, dunque, le fatture emesse ammontano a 87.000 euro. Questo soggetto resta in regime forfettario per il 2024? In pratica, la vendita di beni strumentali non concorre al raggiungimento del limite degli 85.000 euro, non avendo tali proventi natura di compensi?
Nel 2024, per tutti i forfettari in gestione separata, è sorto l'obbligo alla fatturazione elettronica. Mi pare, però, di avere capito che rimarrebbe esente da tale obbligo chi fattura ai clienti esteri. Poiché i miei clienti sono esclusivamente residenti all’estero, e titolari di ditte estere, chiedo all'esperto se, nel mio caso, poso essere esentato dalla fatturazione elettronica.
Abbiamo come cliente un agente di commercio che, nella sua abitazione, ha installato un impianto fotovoltaico, comprendente anche la colonnina di ricarica. Successivamente ha acquistato un’auto elettrica, che viene ricaricata tutte le sere alla colonnina di casa. Ogni due mesi il mio cliente riceve da un gestore la bolletta dell’energia elettrica consumata, oltre a quella accumulata dai pannelli solari, e vorrebbe detrarre in contabilità la cifra spesa per la ricarica dell’auto, in quanto per lui l’energia elettrica sostituisce il carburante. La bolletta che riceve, però, non distingue quanto è stato consumato per la ricarica dell’auto e quanto per l’uso domestico. Si precisa che all’interno della sua abitazione ha anche una stanza adibita a ufficio, dove svolge il suo lavoro. Come possiamo fare per portare in detrazione la spesa della bolletta elettrica per la parte usata come “carburante per autotrazione”?
Un collaboratore d'impresa familiare artigiana (parrucchiere) ha aperto, un paio di anni fa, la partita Iva individuale per fatturare delle prestazioni di lavoro autonomo saltuarie nei confronti di una emittente televisiva. La collaborazione è terminata, il soggetto in questione ha incassato tutti i compensi e nel 2024 non ci saranno prestazioni da fatturare. Quindi, si potrebbe chiudere la partita Iva a febbraio 2024. Tuttavia, attualmente la stessa persona sta seguendo il corso per l’ottenimento dei requisiti professionali per attività di parrucchiere. A inizio 2025 il titolare dell'impresa familiare dovrebbe ritirarsi e il collaboratore dovrebbe continuare tale attività da titolare, con propria partita Iva. In questa situazione, conviene mantenere aperta la partita Iva attuale, presentando dichiarazioni a zero per il 2024, e cambiare l’attività esercitata nel 2025 (da autonomo a impresa), per evitare i controlli e la richiesta di fidejussione a norma dell’articolo 15, comma 15-bis3, del Dpr 633/1972?
Un contribuente con partita Iva (regime ordinario) ha percepito, nel 2023, redditi per lavoro dipendente e collaborazioni superiori a 30.000 euro. Nel 2024 questo soggetto cessa il rapporto lavoro dipendente: di conseguenza, i suoi redditi deriveranno solo da una collaborazione coordinata e continuativa (legata alla carica di amministratore di una Srl) e saranno inferiori a 30.000 euro. Questo soggetto può accedere al regime forfettario?
Sono un lavoratore dipendente, con contratto part time al 97,50 per cento. Ho da poco avviato, in via sussidiaria, un’attività commerciale e ho chiesto all’Inps di non venire iscritto alla gestione commercianti, per mancanza del requisito di abitualità e prevalenza. L’istituto previdenziale mi ha riferito che sono obbligato alla doppia contribuzione - come commerciante e come lavoratore dipendente - a meno che non mi avvalga di un collaboratore o dipendente per lo svolgimento dell’attività commerciale. È corretta la posizione assunta dall’Inps?
Nel 2016, una pensionata (ex maestra di asilo) apre la partita Iva quale imprenditrice agricola, per gestire terreni di sua proprietà, iscrivendosi pure nell'apposita sezione del Registro imprese, tenuto dalla Camera di commercio locale. L'Inps la iscrive quale coltivatrice diretta, chiedendo i contributi previdenziali. A fine 2022, la pensionata chiude la partita Iva e si cancella dalla sezione speciale del Registro imprese. Ma, per errore, non viene indicata la cancellazione dall'Inps della posizione previdenziale di coltivatore diretto (modello comunicazione unica). Pur entrando l'interessata nel proprio cassetto previdenziale Inps con il proprio Spid e accedendo all'apposita sezione, il sistema non contempla una specifica comunicazione bidirezionale, ove si possa presentare a parte la cancellazione da coltivatrice diretta. Si pensa dunque di inviare una pec all'Inps, allegando il certificato di cancellazione dal Registro imprese e di chiusura della partita Iva, al fine di ottenere, appunto, la cancellazione da coltivatrice diretta da parte dell'istituto previdenziale. È corretto seguire questa strada?
Ho lavorato come dipendente 35 anni per multinazionali del farmaco. Oggi sono disoccupato e in attesa di riscattare la mia pensione di vecchiaia, che maturerà tra circa sei anni. All'Inps mi hanno confermato che andrò in pensione con il sistema misto retributivo/contributivo. Ora sto per intraprendere un percorso da autonomo nel settore del turismo. L'idea è quella di aprire una partita iva in gestione separata. Mi interessa sapere se ciò che verserò nella gestione separata concorrerà, o meno, a fare cumulo con la contribuzione versata da lavoro dipendente, e se c'è un minimo di anni di versamenti utili al riscatto dei contributi versati nella gestione separata. In sostanza, saranno due pensioni distinte? Potrò riscattare solo quella da lavoro dipendente e continuare la professione autonoma?
Una ex insegnante, in pensione, ha aperto nel 2016 una partita Iva iscrivendosi al Registro delle imprese nella sezione speciale agricoltura, per svolgere saltuariamente lavori agricoli. L'Inps l'ha iscritta come coltivatrice diretta. A marzo 2022 la ex docente ha deciso di chiudere la partita Iva e si è cancellata dalla Cciaa (Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura) senza che questa, tuttavia, segnalasse la cancellazione all'Inps. Ora quest'ultimo pretende i contributi previdenziali agricoli maturati anche nel 2023. Come si potrebbe agire per far valere la cancellazione dall'Inps già dalla data di cessazione della partita Iva, avvenuta a marzo 2022?
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