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71 quesiti trovati
Banche e clienti
Ho un conto corrente bancario cointestato con mio figlio, con firme libere, cui è collegato un dossier titoli parimenti cointestato. Nel dossier sono depositati BTp, obbligazioni italiane ed estere, fondi e azioni a me intestate in rubrica a mio nome. Preciso che tutto quanto esiste nel conto corrente e nel deposito titoli è di mia proprietà. Mio figlio da alcuni anni vive negli Usa, ed è iscritto all'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero). La banca mi ha comunicato che, essendo mio figlio cittadino italiano residente all'estero, non può intrattenere più un conto corrente, neanche da cointestatario, ma può solo intrattenere un conto corrente da non residente in Italia, ragion per cui io devo chiudere i rapporti indicati e aprirne due nuovi, solo a mio nome. Fin qui, niente da obiettare. Il problema è che, secondo la banca, non posso trasferire i titoli dal vecchio dossier al nuovo, da aprire, e devo vendere tutti i titoli e ricomprarli, immettendoli nel nuovo dossier. Questa soluzione non mi convince, in particolare per le azioni. Si possono trasferire i titoli, tutti o parzialmente, oppure l'unica soluzione è quella prospettata dalla banca? È obbligatorio chiudere il conto corrente e il deposito titoli, oppure basta eliminare solamente il nome di mio figlio?
È prassi ormai consolidata che gli istituti di credito, per l’apertura del conto corrente, e i fornitori di utenze, per l’attivazione del servizio, chiedano alle società copia della visura camerale indicante l’inizio attività e, nel caso di società ancora inattiva, rifiutino l'apertura del c/c o l'attivazione del servizio. In realtà, è facilmente intuibile che una società neocostituita possa non iniziare subito l’attività, ma abbia bisogno di un c/c per le attività prodromiche all’inizio della stessa e, nel contempo, per iniziare l’attività, abbia preventivamente bisogno dell’attivazione delle utenze. Vorrei sapere se quanto preteso da banche e fornitori di servizi è espressamente richiesto dalla normativa oppure se si è in presenza di una forzatura di interpretazione che non fa altro che complicare la vita delle aziende.
Lo scorso mese hanno clonato la mia carta e mi sono visto addebitare la spesa per una una prenotazione online in un albergo che non era stata fatta da me. Il contenzioso con la società che gestisce la carta di credito non ha avuto esito positivo, perché mi è stato detto che il pagamento risulta eseguito da me, e addirittura con un riconoscimento biometrico. Inoltre, la banca, a sua volta, si è rifiutata di contestare l'addebito. Che cosa posso fare per ottenere il rimborso di quanto mi è stato sottratto?
All'ex correntista di una banca, che a luglio 2002 ha estinto il proprio conto corrente, acceso a novembre 1991, è preclusa l'azione giudiziale per la restituzione di tutte le somme addebitategli in violazione dell'articolo 1283 del Codice civile (anatocismo)? E, a tal fine, valgono le formali diffide inviate alla banca prima dello scadere dei termini?
Vorrei avere chiarimenti in merito a quanto mi è accaduto un venerdì sera, in seguito al rifornimento a un distributore di benzina con il self-service, che ho pagato con carta prepagata. Dopo avere inserito la carta, è comparsa la scritta con l'indicazione di autorizzazione all'utilizzo per un massimo di 101 euro. Io ho effettuato un rifornimento per 50 euro. Sono poi stato a cena con amici e ho cercato di pagare con la medesima carta, ma il pagamento mi è stato rifiutato. Rientrato a casa, ho verificato che, sebbene avessi utilizzato solo 50 euro per mettere benzina, mi risultava bloccata la somma di 101 euro. Quando pago in un esercizio commerciale, invece, mi viene prelevato l'importo esatto del bene che ho acquistato. Come si spiega?
In seguito alla chiusura della filiale dove per tanti anni ho avuto, con mio padre, il conto corrente e la cassetta di sicurezza, ho ricevuto l'invito, da parte della banca, a recarmi a ritirare gli oggetti contenuti nella cassetta stessa. Nel giorno stabilito mi sono recato a ritirare i valori e subito dopo sono andato nella filiale più vicina dello stesso istituto (dove mi era stato dato appuntamento telefonico per la nuova cassetta di sicurezza). La direttrice di questa nuova filiale si è rifiutata, però, di mettermi a disposizione una cassetta, in quanto in quell'istituto bancario non ho più un conto corrente, che è stato chiuso dopo la morte di mio padre. Preciso, peraltro, che il contratto della cassetta sarebbe scaduto solo a ottobre 2023. Posso chiedere un risarcimento danni, visto che, di fatto, il rischio era a quel punto a mio carico e mi sono dovuto cercare un altro istituto di credito, impegnando giornate di permesso dal lavoro?
Ho un mutuo fondiario dal 14 novembre 2007, rinegoziato il 10 aprile 2009 e sospeso causa Covid il 10 maggio 2020 per cinque rate. La scadenza del mutuo è il 10 febbraio 2042. La rata è aumentata dai 427 euro di settembre 2022 ai 537 euro di ottobre e ai 735 euro di aprile 2023. Il mutuo è intestato a me, nata nel 1972, e il garante è mio fratello, nato nel 1966. Non ho morosità. Sono separata, ho due figli che vivono ancora con me e non percepisco mantenimento dal padre per i miei figli da più di un anno. Ho chiesto alla mia banca la rinegoziazione del mutuo oppure la sospensione, ma mi sono state negate, perché il mutuo ha durata 35 anni dall'anno di inizio. Chiedo se è corretto, ma soprattutto se ho alternative, perché sono in forte difficoltà, dato l'aumento esorbitante della rata in pochi mesi.
Un soggetto, titolare di conto corrente bancario cointestato con il coniuge, è deceduto. La vedova si è rivolta alla filiale della banca chiedendo che le fosse messa a disposizione la sua quota del 50% e che la restante quota fosse suddivisa tra tutti gli eredi. La banca, pur avendo ricevuto la dichiarazione di atto notorio da parte di tutti gli eredi, non ha voluto ripartire la somma, chiedendo copia della denuncia di successione. Prontamente la successione è stata predisposta e presentata, ma la banca non ha voluto erogare agli eredi le somme spettanti, motivando che, per ragioni amministrative, le occorrono circa tre mesi giorni per la liquidazione. Il comportamento della banca è corretto in tutte le sue fasi? Avendo ricevuto dagli eredi la certificazione di atto notorio, perché ha imposto la presentazione della dichiarazione di successione prima dello scadere dei termini (un anno)?
Esiste un regolamento o una normativa che obbliga le banche ad accettare richieste di chiusura conto da parte del cliente anche tramite posta elettronica certificata (Pec)? Oppure le banche possono continuare a chiedere raccomandate con avviso di ricevimento?
Nel 2011 è stato stipulato con una banca un mutuo fondiario pari a 210mila euro, per l'acquisto dell'abitazione principale, con garanzia ipotecaria iscritta su due distinti immobili di proprietà del mutuatario. Considerato che a oggi il debito residuo ammonta a 95mila euro, può il mutuatario chiedere la restrizione dell'ipoteca sul secondo immobile, in base a quanto stabilito dell'articolo 39, comma 5, del Dlgs 385/1993 (Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia), posto che - ex articolo 38 della norma citata - per la somma ancora dovuta l'immobile adibito ad abitazione principale costituisce una garanzia sufficiente? Il rapporto tra il debito residuo di 95mila euro e il valore di circa 130mila euro del rimanente immobile vincolato si attesta, infatti, a una percentuale inferiore all'80 per cento.
Qualche tempo fa mi sono accorto casualmente di una disfunzione del mio smartphone, che prontamente ripristinavo recandomi nel più vicino centro di assistenza del mio gestore. L'operatore telefonico mi ha riferito che era stata effettuata una sostituzione della sim, non richiesta da me, nel punto vendita di un'altra città, dove io non mi sono mai recato. La seconda sostituzione (di ripristino) è stata invece da me effettuata, come ho detto, dopo avere notato la disfunzione. Collegandomi poi con l'apposita applicazione per verificare la situazione del mio conto corrente, mi sono accorto di una operazione di bonifico in uscita, dell'importo di 14mila euro, a favore di un soggetto a me del tutto ignoto. Ho immediatamente disconosciuto questa transazione, in quanto mai personalmente effettuata né autorizzata, e sicuramente fraudolenta, sporgendo denuncia. A seguito di accertamenti, la banca mi ha comunicato che l'operazione disconosciuta era stata eseguita in modalità home banking del mio istituto di credito tramite l'app di un cellulare, quando io, invece, sono solito operare da computer fisso e mai tramite lo smartphone. La banca ritiene che sia io il responsabile dell'accaduto, per avere ceduto le credenziali di accesso al servizio di home banking, cosa che invece non è accaduta. Chiedo se è corretto l'operato della banca, che non mi risarcisce nonostante tutto sia avvenuto a mia insaputa.
Al mio cellulare ricevevo un sms proveniente dal numero del Centro servizi della mia banca, tanto da essere localizzato nel mio telefono in coda agli altri sms del medesimo istituto di credito. In questo sms era presente un link per aggiornare i dati del conto corrente. Timoroso di incorrere in una truffa, ho ignorato il messaggio e, poco dopo, sono stato contattato da un'utenza che corrispondeva al numero verde della banca; l'operatore, qualificatosi come dipendente della banca, chiamandomi per nome e cognome, mi ha chiesto se io avessi eseguito dei bonifici verso altre banche per un importo totale di 29.800 euro. Dopo la mia risposta negativa, l'operatore, dimostrando di conoscere il mio numero di conto, mi ha invitato a controllare nella mia app e poi a stare in attesa di un'altra telefonata per l'eventuale blocco dei bonifici. Ricevuta la seconda chiamata dal numero verde della banca, comunicavo di voler annullare le operazioni di bonifico, che non avevo disposto. Venivo poi rassicurato sul tempestivo blocco delle transazioni e sul fatto che l'indomani avrei trovato il saldo del conto corrente aggiornato con il riaccredito delle somme. Purtroppo ciò non è stato. Mi sono recato dai Carabinieri per la denuncia e ho provveduto a informare la mia banca, la quale mi ha subito riaccreditato la somma, salvo poi riaddebitarmela nuovamente, affermando di essere estranea all'accaduto. Che cosa posso fare?
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