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358 quesiti trovati
Enti del terzo settore
Un'associazione sportiva dilettantistica (Asd), iscritta al Registro nazionale delle attività sportive, riporta sul registro stesso i contratti co.co.co. stipulati con i propri atleti, direttori sportivi eccetera. Nessuno di questi contratti supera il limite dei 15mila euro. È obbligatorio riportare anche analiticamente le date e gli importi dei versamenti effettuati in corso d'anno? In caso di risposta positiva, entro quale termine va fatta questa registrazione?
Faccio parte del direttivo di un piccolo circolo culturale, associazione iscritta al Runts (Registro unico nazionale del terzo settore) dal 2023. Siamo tutti volontari e proponiamo serate con accesso gratuito aperto a tutti, chiedendo solo la prenotazione tramite e-mail. Chi vuole sostenere il circolo e diventarne socio versa una quota annuale di 30 euro (se vuole, può aumentarla). Abbiamo in bilancio un po’ di soldi derivanti da piccole donazioni e dalla vendita di un dipinto di un certo valore. È possibile investire una parte di questi fondi, invece di lasciarli tutti sul conto corrente? In caso affermativo, quali sono le tipologie di investimenti ammesse?
La nostra associazione di promozione sociale (Aps), iscritta al Runts, dotata di codice fiscale, ma priva di partita Iva, organizza periodicamente cicli di conferenze su temi culturali. Le relazioni sono tenute, in modo occasionale, da insegnanti od operatori culturali, tutti senza partita Iva. Il problema si pone relativamente alle competenze da riconoscere ai relatori. Non risultando, nel Dl 50/2017, per quanto riguarda il contratto di prestazione occasionale, divieti in merito a questo tipo di attività, si ritiene che, per le prestazioni descritte, si possa utilizzare l'apposita procedura predisposta dall'Inps. È un'interpretazione corretta?
Un'Asd (associazione sportiva dilettantistica) è formata da tre soci, che sono anche membri del consiglio direttivo (con le cariche di presidente, vicepresidente e segretario/tesoriere). Trattandosi di un'Asd non riconosciuta, si applica l'articolo 21 del Codice civile, relativamente al non diritto al voto degli amministratori nelle deliberazioni di approvazione del bilancio?
Una fondazione, iscritta al Registro unico nazionale del terzo settore (Runts), aveva ricevuto, 70 anni, fa un immobile in donazione. I donatori ne avevano vincolato l’utilizzo a ricovero di persone anziane non abbienti. Tuttavia, ora, le dimensioni ridotte della struttura e l’aumento continuo dei costi non permettono più di proseguire nell'attività in questione. La fondazione può vendere i propri beni (immobile e attrezzature) e, con il ricavato, continuare a sostenere lo scopo sociale per cui era stata costituita, oppure dev'essere messa in liquidazione e - una volta venduti i beni - deve devolvere il ricavato, seguendo le regole degli enti del terzo settore?
Una cooperativa sociale, già obbligata alla revisione annuale, alla redazione del bilancio ex IV direttiva Ue, da depositare in Cciaa, e alla redazione del bilancio sociale, è inoltre in procinto di organizzarsi anche per la redazione del bilancio di sostenibilità. Tenuto conto che quest'ultimo adempimento, rispetto al bilancio sociale, si basa su presupposti diversi ma in parte anche in comune, ci si domanda se si può redigere un bilancio unico basato sui parametri del bilancio sociale e su quelli che regolano anche la formulazione del bilancio di sostenibilità. È possibile oppure si è obbligati a redigere i due bilanci in modo nettamente separato?
Un'associazione con codice fiscale e partita Iva, regolarmente iscritta all'albo degli enti di formazione della regione Sicilia, ha da poco ricevuto il decreto che la autorizza ad avviare corsi di formazione professionale (avviso 7). I corsi sono partiti e le spese di gestione sono state anticipate dai soci stessi. La Regione dovrebbe poi provvedere ad erogare delle somme (rapportate al numero di ore di formazione) per l'ente formativo. L'associazione è iscritta solo al Rea (Repertorio economico amministrativo) presso la Camera di commercio e non ha mai esplicato attività commerciale. Al momento non è iscritta nemmeno al Runts, in quanto l'attività formativa è rivolta a utenti esterni (non soci) che, tra l'altro, percepiscono un contributo dalla Regione per partecipare alla formazione stessa. Viste queste premesse, l'attività svolta d'ora in poi con i corsi professionali dovrà considerarsi un'attività commerciale? Si prospetta un margine discreto di utili, che certamente saranno reinvestiti nell'attività dell'associazione.
Un'associazione di persone, senza personalità giuridica e senza scopo di lucro, ha finalità di natura culturale - per la conservazione delle tradizioni musicali - e socio-ricreative. Il sostegno economico è dato, per l'80 per cento, da sponsorizzazioni di enti privati, non soci, e da prestazioni a pagamento nei confronti di terzi, non soci. Tale associazione può rientrare nelle Aps (associazioni di promozione sociale)?
L'articolo 29 («Prestazioni sportive dei volontari») del Dlgs 36/2021, come modificato dal Dl 71/2024, convertito in legge 106/2024, è applicabile anche alle società sportive operanti in ambito professionistico? L'eventuale corresponsione di rimborsi forfettari, di cui al comma 2 dell'articolo citato, riguarda tutte le figure, sportive e non sportive?
Un'organizzazione non lucrativa di utilità sociale (Onlus), regolarmente iscritta all’anagrafe delle Onlus, che, in carenza dell’approvazione europea della nuova disciplina fiscale, non si è ancora iscritta al Registro unico nazionale del terzo settore (Runts), è - dal punto di vista giuridico - un ente del terzo settore (Ets) oppure tale qualifica si acquisisce solo con l’iscrizione al Runts? In questo secondo caso, la Onlus non viene nemmeno equiparata di fatto a un ente del terzo settore?
Il presidente di un'associazione sportiva dilettantistica (Asd) può percepire il rimborso forfettario previsto all'articolo 29, comma 2, del Dlgs 36/2021? Se sì, in quale occasione?
Si chiede se anche gli enti e le associazioni no profit che abbiano in forza più di 50 dipendenti siano tenuti a redigere il rapporto biennale sulla situazione personale maschile e femminile per il biennio 2022/2023. Nel decreto interministeriale (ministero del Lavoro e delle politiche sociali e ministero per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità) 3 giugno 2024 (concernente la definizione delle modalità per la redazione del rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile da parte delle aziende pubbliche e private che occupano oltre 50 dipendenti, ai sensi dell’articolo 46 del Dl 198/2006, come modificato dalla legge 162/2021) e nelle istruzioni pubblicate sul sito del ministero del Lavoro e delle politiche sociali si fa sempre riferimento alle «aziende pubbliche e private», da qui il dubbio interpretativo.
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