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374 quesiti trovati
Edilizia e Urbanistica
Dal 1983 sono proprietario di un appartamento in un edificio costruito nel 1964. L'alloggio presenta notevoli differenze rispetto alla planimetria catastale, tutte risalenti al periodo precedente il mio acquisto. Vorrei sapere se, in questa situazione, l’immobile è trasferibile per donazione o successione ai miei figli o può essere messo in vendita, e come posso evitare problemi ai miei eredi.
Si chiede quale dev'essere la condotta di un ingegnere che, nel corso di un sopralluogo nell'opificio di un cliente per la redazione della planimetria antincendio, rileva la presenza di un piccolo "copri-scopri" non denunciato al Catasto (e pertanto abusivo). L'ingegnere, dopo aver invitato il cliente a regolarizzare la posizione, deve inserire comunque il "copri-scopri" nella planimetria, oppure no?
La legge 15/2025, di conversione del Dl 202/2024 (cosiddetto Milleproroghe 2025), estende di ulteriori sei mesi i termini di inizio e ultimazione dei lavori, nel settore dell’edilizia privata, per i permessi di costruire e le Scia (segnalazioni certificate di inizio attività) rilasciati entro il 31 dicembre 2024. Ho presentato una Scia alternativa (cosiddetta super Scia) a maggio 2022, la quale, pertanto, dovrebbe scadere a maggio 2025. Se volessi fruire della proroga, i nuovi termini di ultimazione lavori scadranno a novembre 2025 oppure più avanti ancora?
Sono la proprietaria di una corte lombarda, sita in provincia di Milano. Si tratta di un edificio che risale agli anni 30 del '900. Nella cittadina in cui vivo, analoghe corti lombarde sono state inserite nell'elenco degli immobili vincolati, cosa che non è avvenuta per la mia. Le caratteristiche e l'epoca della corte sono identiche a quelle delle altre. Oltretutto, nella facciata della mia proprietà si vedono decori che negli anni 60 sono stati coperti da un rivestimento che li ha preservati. Chiedo come mi posso muovere affinché anche la mia proprietà venga sottoposta a vincolo, così da preservarne l'autenticità e le caratteristiche.
Sono proprietario di un appartamento in un residence ultimato nel 1973. Un mio poggiolo dista 4,5 metri dalla strada e il Comune mi impone di ridurlo di 50 centimetri per rispettare i 5 metri di distanza. Sono tenuto a intervenire nonostante siano trascorsi 51 anni e sia stata concessa a suo tempo l'abitabilità?
Un immobile indipendente - costruito con licenza edilizia del 1974 e accatastato nel 1982 - presenta un aumento di cubatura, dovuto alla chiusura in corso d’opera dei due porticati progettati. Ė possibile regolarizzare questa situazione con una Scia (segnalazione certificata di inizio attività) in sanatoria, da presentare al Comune in base alla legge 105/2024, di conversione del Dl 69/2024 (decreto Salva casa)?
Sono comproprietaria di un immobile sito in un Comune rientrante nel perimetro del sisma del 2009 che interessò L’Aquila e i territori limitrofi. Lo stato di compromissione della stabilità dell’immobile ne determinò la dichiarazione di “inagibilità”. In forza delle disposizioni successive, l’immobile fu inserito in un “aggregato edilizio”, composto da tre edifici gravemente danneggiati, con muri in comune, allo scopo di elaborare un intervento edilizio per la messa in sicurezza degli immobili, costruiti nei primi anni del '900. Per motivazioni diverse, nessun progetto di “messa in sicurezza” è stato mai realizzato, e nemmeno iniziato. Considerato il tempo trascorso, e tenendo conto che l’incuria e i fenomeni atmosferici hanno aggravato lo stato di danneggiamento dell’immobile, sottoposto a una sorta di “fermo” che ci impedisce qualunque decisione, chiedo che cosa si può fare per porre fine a questa situazione. C'è la possibilità di demolirlo, oppure donarlo al Comune?
La legge "Salva casa" è immediatamente applicabile anche in Sardegna, senza che occorra il recepimento da parte della Regione. Tenendo conto di questa normativa, una veranda/portico (due lati verticali contigui, più copertura), autorizzata con permesso di costruire nel 2014 e successivamente chiusa con vetrate sui due lati che rimanevano aperti, e in cui è stata realizzata una cucina in muratura, è sanabile? In altre parole, sono sanabili la chiusura e il cambio di destinazione d'uso come cucina - realizzati in un immobile in Sardegna - applicando la legge "Salva casa"?
Una società - proprietaria di un immobile con categoria catastale D/1, assegnata agli opifici destinati all’attività industriale con utilizzo di macchinari fissi - desidererebbe effettuare un cambio di attività e, di conseguenza, chiedere un cambio di destinazione d’uso dell’immobile. Si vorrebbe sapere, pertanto, se tra le novità introdotte dal Dl 69/2024, cosiddetto Salva casa, è compresa l’esenzione dal pagamento degli oneri concessori dovuti per il cambio di destinazione dalla categoria catastale D/1 alla categoria catastale C/6.
In un condominio dev'essere rifatto l'intonaco delle facciate. Dato che i lavori coinvolgono più del 10% del totale della superficie, il condominio sarebbe obbligato a fare anche il cappotto. Si chiede se, anziché realizzare il cappotto, si può installare un impianto di riscaldamento ibrido, con pompa di calore (aria-acqua) ad alta temperatura, che garantisce un risparmio di energia primaria pari al 30 per cento.
Sono proprietario di un appartamento edificato negli anni '80 che fu consegnato ai miei genitori nel 1987. Vorrei far certificare la conformità degli impianti perché ho intenzione, tra qualche anno, di vendere. Purtroppo non sono in possesso delle relazioni tecniche rilasciate dalla ditta costruttrice. Ho dato un'occhiata alla normativa e per gli impianti anteriori al 1990 non sarebbe necessaria alcuna documentazione di conformità ma solo un'autocertificazione da parte del proprietario accompagnata da relazioni tecniche rilasciate da un soggetto autorizzato (per esempio, ditte di impiantistica). Fatta questa premessa, è possibile far certificare gli impianti secondo quanto prescrive il Dm Sviluppo economico 37/2008 oppure, per gli impianti anteriori al 1990, è preclusa questa possibilità?
Una divisione ereditaria è bloccata a causa di abusi edilizi, che risalgono al 1975, realizzati all'interno dell’appartamento lasciatomi da mio padre. L'abuso più significativo (e l'unico "ufficialmente" riconosciuto) consiste nell’apertura di una portafinestra, non visibile dalla strada, che consente l'accesso dalla cucina al terrazzo. Le altre modifiche interne riguardano la chiusura di una porta interna tra camera e cucina, la sostituzione con una putrella di acciaio di una trave in cemento armato lesionata da parte a parte, e l'abbattimento del sottostante muro divisorio tra soggiorno, ripostiglio e corridoio. Di queste altre modifiche interne, in Comune non c’è traccia. Chiedo, pertanto, quali sono le modalità di regolarizzazione in base alla recente normativa che consente di sanare piccoli abusi edilizi.
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